Argomento di oggi è il fuoco di San’Antonio, o Herpes Zoster, una tipologia di herpes che si localizza nella zona delle cintura. Causato dallo stesso virus che se contratto una prima volta determina la varicella, questo tipo di herpes si manifesta con pustole e lesioni che si concentrano soprattutto nella zona della vita, su un solo lato.
Questo virus emerge con maggiore frequenza in tutti i soggetti con problemi al sistema immunitario (determinati da pre-esistenti patologie, da fasi post-operatorie,…), che hanno più di 60 anni, che hanno contratto il virus della varicella quando erano molto piccoli e che quindi non hanno più i relativi anticorpi. Una volta manifestatosi, questo tipo di herpes ha una durata che oscilla tra i 7 e i 10 giorni, mentre sono necessarie circa 3 o 4 settimane prima che ogni sintomo scompaia, ad eccezione del dolore che potrebbe potrarsi anche per diverse settimane ancora. Come sempre, il fattore soggettivo gioca un ruolo molto importante e questi riferimenti potrebbero apparire eccessivi per qualcuno, limitati per qualcun altro.
In ogni caso per velocizzare il processo e allontanare il rischio di eventuali complicazioni, è opportuno seguire un trattamento specifico. I medici, si legge sul portale specializzato Curareherpes.it, sono soliti prescrivere farmaci antivirali che di fatto diminuiscono notevolmente il rischio di rimanere vittima di nevralgie post-erpetiche, destinato a proseguire anche dopo la scomparsa dei sintomi visibili.
Rientrano tra questi tipi di trattamento quelli a base di antiinfiammatori corticosteroide, usati soprattutto in tutti quesi casi in cui ad essere colpiti dalla malattia sono parti del volto (compresi gli occhi). Rientrano tra gli antivirali invece prodotti come il famciclovir e il valaciclovir, entrambi da assumere tre volte al giorno seguendo la durata di trattamente consigliata.
Visti i fastidi è possibile ricorrere ad una vaccimo contro questo virus? Esiste da pochi decenni vaccino contro la varicella non obbligatorio che di fatti diminuisce la possibilità di contrarre anche il fuoco di Sant’Antonio. Nonostante questa legittima considerazione però, saranno necessari un paio di decenni per avere informazioni statisticamente rilevanti in tal senso. Bisognerà infatti valutare se l’efficacia riscontrata manterrà gli standard registrati, e ancora di più capire cosa succedere ai pazienti con il passare degli anni. Non ci resta dunque che attendere con fiducia questi importanti risultati e affidare ad essi eventuali interventi. Tra questi, la possibilità di inserire questo vaccino tra quelli obbligatori!
Dieci anni fa circa, invece, in America è stato approvato un vaccino contro il Fuoco di Sant’Antonio da effettuare su soggetti che hanno già compiuto i 60 anni di età e sono quindi ad alto rischio di contrarre questa malattia. Stando ai primi numeri disponibili, i casi nei soggetti vaccinati si sarebbero dimezzati e significativi miglioramenti sarebbero stati riscontrati anche nella gravità della malattia nei soggetti che l’hanno contratta. Al momento nella nostra nazione al momento questo vaccino non è disponibile ed è lecito pensare al momento che non lo sarà a breve, vista la sensazione diffusa di aver a che fare con un virus con cui è comunque possibile convivere senza troppi sacrifici e per periodi tutto sommato litmitati.