Il miraggio della ripresa economica sembrava finalmente profilarsi all’orizzonte. E solo di un miraggio, purtroppo, si trattava. I dati del Pil italiano (-0,3% rispetto allo stesso trimestre del 2013) sono piombati sui mercati come una doccia fredda, gelando gli investitori, causando il tonfo di Piazza Affari e la sospensione di diversi titoli bancari. I principali quotidiani finanziari parlano ormai apertamente di recessione.
Lo scivolone italiano è però avvenuto in scia alla diffusione a inizio settimana di una serie di dati negativi. È stata soprattutto la Germania a spaventare gli analisti.
La flessione degli ordinativi all’industria teutonica ha innanzitutto mostrato come l’accenno di ripresa registrato nel Vecchio Continente sia tutto da dimostrare (e, secondo alcuni, da sostenere con nuove politiche di sviluppo).
Il salvataggio della Banca di Espirito Santo da parte delle autorità finanziarie portoghesi e le difficoltà manifestate nelle scorse due settimane dall’indice iberico hanno costituito da premessa per i tristi numeri divulgati dall’Istat. Insomma, un epilogo triste all’interno di uno scenario già di suo poco allegro.
Tornando al Belpaese, resta da notare che la diminuzione della produzione interna lorda è il peggior secondo trimestre dal 2000, in valore reale si parla di 340 miliardi in totale.
Secondo l’istituto statistico si tratterebbe di un calo congiunturale dovuto a una diminuzione del valore generato da tutti i comparti, agricoltura, industria e servizi. Questo disagio strutturale della macchina economica italiana fa temere per il prossimo trimestre.
Ai deludenti dati macroeconomici si aggiungono le preoccupazioni indotte dalle crisi internazionali.
Continuano, infatti, le incursioni militari nella striscia di Gaza e a poco serve il susseguirsi di tregue armate. L’instabilità in Medioriente è da ormai vecchia data un fattore di turbolenza per i mercati, ma nonostante l’idea che quanto avviene nei territori occupati possa innescare interventi militari in tutta l’area, è l’Europa ora a destare le preoccupazioni maggiori.
Il Ministro della Difesa russo ha annunciato l’intenzione di spostare un centinaio tra carri armati ed elicotteri al confine con l’Ucraina. La reazione del mercato valutario non si è fatta attendere. Utilizzando i dati disponibili sulla piattaforma forex di IG è possibile valutare le fluttuazioni delle principali divise nazionali. Sia il rublo russo che la lira turca hanno immediatamente avvertito la pressione, deprezzandosi entrambe nel cross con dollaro USA. Anche l’Euro resta in sofferenza e lo spread potrebbe ritornare bestia nera per l’esecutivo guidato da Renzi.