Di certo l’autore più conosciuto appartenente alla scuola dei metafisici è Giorgio De Chirico. De Chirico più di tutti è riuscito ad affascinare e inquietare con i suoi quadri enigmatici che condensano tutto lo spirito della pittura metafisica. Molte sono le opere di De Chirico che mostrano il vero spirito della corrente artistica ma uno in particolare più degli altri, Le Muse Inquietanti.
Le Muse Inquietanti racchiudono nel nome già tutta l’angoscia che il pittore vuole esprimere con questo dipinto, un olio su tela realizzato tra il 1917 e il 1919.
L’opera mostra uno spazio aperto dove spiccano in primo piano due statue dal gusto classico, una seduta e l’altra situata in posizione eretta. La statua seduta si appoggia ad un basamento anch’esso in primo piano. Queste statue, però, non sono rappresentate in modo veritiero, tutt’altro. Esse, infatti, hanno al posto della testa un manichino di quelli che si utilizzano nelle sartorie. Intorno a loro sono situati molti oggetti diversi e sullo sfondo, in lontananza, si vede una figura maschile.
Le dimensioni e la prospettiva non vengono rispettate. Il punto focale parte dal castello sullo sfondo che è la rappresentazione del castello estense della città di Ferrara. A fianco del castello è situata però una struttura del tutto inusuale: una fabbrica. Nessuna figura è distorta e apparentemente il quadro non rappresenta nulla di così fastidioso eppure l’atmosfera è davvero irreale, estraniante e “metafisica”.
L’associazione di più elementi incongruenti tra loro è il fulcro della pittura metafisica e in questo dipinto, De Chirico, vuole proprio mostrare questo. Non è necessario rappresentare qualcosa di eccezionale o di estremamente disturbante per creare disagio. E’ sufficiente accostare più elementi incongruenti in uno sfondo ancora meno congruente per creare questo effetto fastidioso.
Il significato del dipinto di De Chirico
L’angoscia trasmessa da queste statue classiche private della testa, senza volto, senza occhi e con al loro posto dei manichini è fortemente voluta. De Chirico si prende gioco dello spettatore creando un contrasto visivo davvero potente. La forza espressiva di queste immagini è molto potente e il disagio che crea reale.
La simbologia in questo dipinto è davvero un punto chiave. La difficoltà di interpretazione del dipinto deriva proprio da quello. Di certo la città di Ferrara è il luogo in cui De Chirico fa l’incontro della sua vita con Carrà, con cui nasce la pittura Metafisica. Il manichino in primo piano, invece, rappresenta il personaggio della mitologia greca Ippodamia. Essa, secondo il mito, attese la fine dello scontro fra Lapiti e Centauri con molta inquietudine, da qui la scelta del titolo per l’opera. Sicuramente questa di Ippodamia è la storia utilizzata come pretesto per rappresentare un’inquietudine ben diversa ma molto ben celata grazie alle straordinarie abilità di Giorgio De Chirico.