Presso la maggior parte di tutte le culture, si svolge il rito funebre, spesso di fronte ad una pluralità di persone che spesso hanno un’autorità sociale a cui si riconosce il compito di dirigere il rito stesso. Questo assolve in moltissimi casi alcune importanti funzioni sociali che non sono spesso riscontrabili in misura egualitaria all’interno dei diversi gruppi sociali. La conclusione della permanenza all’interno di un gruppo sociale da parte di un vivente, rappresenta per chi vive un passaggio preciso. Chi assiste infatti al rito pubblico, prende concretamente atto del passaggio con cui si può avere valenza sociale e civile della dipartita di una persona. Negli usi e costumi delle varie società, questo viene esibito o mediante una manifestazione etica o una religiosa.
L’evento: tra etica e religione
Per quanto riguarda i richiami metafisici ed etici, il funerale può di fatto legarsi alla concezione che gli individui hanno nei confronti della morte. Per le religioni l’anima non perisce con il corpo, mentre la celebrazione conferma l’effettivo passaggio allo stato spirituale. La morte dell’individuo rappresenta un momento importante e di contatto con dio. Le religioni sono di fatto convinzioni che prevedono delle visioni post-mortem e che, a causa di questo motivo, si legano alla valorizzazione del rito come momento transitorio segnante. Di fronte al rito c’è spesso una forte presa di coscienza rispetto alla precarietà della vita e rispetto quello che può essere un momento di rivalutazione della totale esistenza.
L’emozione: la risata e il pianto
Nel mondo occidentale, la morte è identificata con dolore e sofferenza. Il rimpianto, la commozione e il cordoglio nascono tutte dal senso di privazione che si prova con il rapporto con il defunto, avviando così il processo del lutto. All’interno di questa aria semantica, emerge con forza l’interpretazione e l’appropriazione dell’evento come fatto del tutto negativo, un evento tragico personale e sociale che individua la comunità al di là del defunto. In alcuni contesti culturali però, l’ambiente del dolore e della perdita è di fatto superato o addirittura esorcizzato dal suo sentimento opposto, ovvero la gioia. La gioia può infatti essere interpretata come nascente dalla convinzione che l’anima abbia raggiunto una dimensione pura e superiore: in questi contesti il rito funebre viene segnato da momenti festosi, con tavole imbandite e con una ritualità musicale.
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